I volti della vetta: monte Pollino (6 Giugno 2010)

Ogni volta che si arriva ad una meta si provano soddisfazioni e al contempo ripensamenti sulle scelte fatte, necesaria rifelssione sul cammino percorso. Ma l’arrivo ad una vetta, alta o bassa che sia, rappresenta sempre un fatto eccezionale: ci si guarda intorno e non c’è altro da salire.

I volti e gli sguardi di chi è in vetta e condivide con te il piacere di tale emozione sono tutti belli ma tutti diversi: c’è il volto radioso di chi non contiene la gioia di esserci, non parla ma comunica più di tante parole, c’è il volto stremato di chi con sofferenza e sacrificio ce l’ha messa tutta per esserci (è un po’ il mio), c’è il volto di chi vette ne ha calcate tante e la sua preparazione fisica gli consente di godersi serenamente salite e discese, c’è il volto di chi non pago del percorso e delle vedute godute si muove su tutta la superficie di vetta ad osservare e fotografare nuovi angoli nascosti, c’è chi non vede l’ora della vetta per godersi il meritato riposo disteso, letteralmente spalmato sulla prateria di vetta, chi invece per godersi il meritato panino trasportato e chi per brindare con un goccio di vino: un arcobaleno di volti colorati ognuno del proprio essere, chi più chi meno convinto, chi pensa e si riposa, chi ride e si sollazza, chi già pensa alla discesa.

Ogni volta la vetta ridona il sacrificio fatto, non sempre immediatamente ma centellinandone piccole dosi riposte nel mondo dei ricordi: è difficile dimenticare una vetta, i gesti e le parole di ognuno di noi, di chi ne ha viste e salite tante e di chi è alla sua prima, di chi ancora c’è e di chi ci ha oramai lasciato e che portiamo nel cuore.

Un paesaggio strepitoso ieri per l’ennesima uscita dei Falco Naumanni, poche vedute per l’andirivieni della nebbia ma molti volti nuovi hanno raggiunto e goduto della montagna, chi in vetta e chi un po’ più in basso, certi però che quello che conta è il cammino che, chi si avvicina alla montagna, compie dentro.

Nel giro di nemmeno un mese l’associazione ha portato in vetta, Serra di Crispo e Monte Pollino, molto più di cinquanta persone che si accostano a questo mondo genuino che è la montagna, un mondo dove non si può barare e i percorsi fatti sono soltanto possibili sulle proprie gambe senza privilegi o sotterfugi, dove ognuno si carica della “propria croce, rinnega se stesso” e si mette in cammino, alla ricerca: i migliori complimenti a chi ha dato tutto se stesso per vivere in profondità questa possibilità offerta in una giornata semplicemente fantastica che lascerà un segno, anche nelle articolazioni, in ognuno di noi.

Alla prossima

Pino Perrone