Basilicata Sconosciuta

Diario escursione del 20 gennaio 2008.
Inviato da Marisa Catenacci
 
Per una lucana come me, che vive in questa regione dalla nascita, questa frase suona a dir poco strana. Se si considera poi che  tutti i miei viaggi oltre regione e oltralpe includono sempre in qualche modo le visite ai monumenti storici, motivata dal desiderio di conoscere l’ origine e l’evoluzione dell’ umanità, mi sorprendo, e me nevergogno, nel riconoscere che della mia Basilicata conosco poco e niente. Naturalmente non mi mancano le conocenze scolastiche quanto a numero e ubicazione di province, comuni, fiumi, laghi, monti, ma del loro passato, davvero quasi nulla. Forse perchè, come sempre, le piccole cose e,nel caso specifico, i piccoli centri urbani della nostra regione fanno poca notizia, forse perchè siamo noi stessi che sottovalutiamo ciò che ci circonda perchè li diamo per scontati, attratti più spesso da mete lontane  associate idealmente e impropriamente a livelli più alti di conoscenza.

Questi assiomi, ormai ben strutturati e calcificati da anni nella mia mente, hanno subito, con le ultime escursioni compiute a Tricarico e Montescaglioso,  un inaspettato quanto consistente scossone che mi ha indotto a riformulare i miei pensieri in proposito.
Tralasciando il paese di Tricarico che ci ha letteralmente inghiottiti nei suoi vicoli stretti di sapore orientale conducenti alla fascinosa Rabatan dei quartieri saraceni, non posso non eprimere il mio grande stupore per la maestosità della Abbazia Benedettina di  Montescaglioso.
Sorvolo sulla descrizione dei particolari dell’ antico convento: bisogna visitarlo  per
apprezzarne fino in fondo la bellezza, ma un particolare desidero sottolinearlo.
E’ una frase riferita da un monaco affrescato nell’ ultima sala, a mio avviso la più bella, del convento : “IL SILENZIO VI SIA CARO, SICCHE’ IL VIVER NON VI SIA AMARO”.
Una frase pronunciata ed applicata tanti secoli fa, ma quanto mai attuale e utile a quanti come me, spesso avvertono la necessità di spegnere il frastuono che ci assorda e ci distrae da noi stessi, dalla nostra più vera e profonda  dimensione, nella quale è opportuno ogni tanto immergerci per ritrovarci.