Serra delle Ciavole da Lago Duglia

Detta così, a chi volete che possa interessare? Naturalmente lo dico dal punto di vista di chi ha il compito di predisporre e diramare il comunicato stampa e deve cercare di rendere accattivante una giornata di faticoso cammino nel bosco per raggiungere una delle vette del Pollino. Ci vorrebbe un titolo ad effetto.

Ma in fondo non ci interessa vendere alcun prodotto e men che meno lo vogliono fare Alfredo e Mirella, i due responsabili del trek di quest’oggi. Quello a cui teniamo è scoprire ancora una volta la gioia che regala il contatto con la natura e con la montagna in particolare e raccontarlo anche agli altri che così possono avere l’opportunità, se vogliono, di sperimentare un approccio naturalistico con il nostro territorio per conoscerlo ed amarlo insieme a noi. Per cui, meglio un titolo chiaro e preciso.

Scheda tecnica. Ormai Alfredo e Mirella sono diventati proprio bravi. Notizie tecniche puntuali e complete, presentate su un foglio corredato della mappa del percorso e di belle fotografie. Per di più inserito in un comodo foglio plastificato, che cosa vuoi di più dalla vita?

Piccole meraviglie. La promessa di Alfredo e Mirella di poter vedere i tritoni (Triturus italicus) è stata mantenuta in pieno. D’intorno alle acque stagnanti del Lago Fondo siamo rimasti a scrutare attentamente ogni piccolo movimento in superficie e sul fondo, dove con movimenti sinuosi e repentini i piccoli anfibi vivono il loro mondo (in attesa che una bella principessa con un piccolo bacio non li trasformi in una nuova generazione di principi).

Tristezza. Mi ha sopraffatto quando ho capito quale fosse  il pino loricato che è stato bruciato dai vandali nel 2004: il bellissimo pino, gigante buono che dalla Rueping si affacciava alla valle del Sarmento e sembrava piegarsi apposta come fosse un cavallo o un elefante per permettere a chiunque di montargli in groppa divertito. Quante mani lo avevano accarezzato con sincero affetto! Mani di uomo, le stesse che l’hanno poi vigliaccamente tradito.

Bruciare è la parola d’ordine dei nemici del parco, che nel 1993, anno della sua istituzione, diedero fuoco a Zi’ Pepp, il pino nei pressi della Grande Porta simbolo del Parco, e ad alcuni pini sulla cresta di Serra delle Ciavole. Bruciare per trasformare la bellezza in cenere, come terra bruciata è ormai il loro cuore.

Code. La coda mozza di un piccolo mammifero, resto del pasto di un predatore. L’ha trovata Alfredo mentre salivamo lungo il sentiero, ma se la tiene Adriano. Naturalmente, la coda tocca a chi è in coda e a chi è davanti gli diamo in testa (perdonatemi!). Uno scoiattolo nero o una martora? Intanto uno scoiattolo nero vivo e vegeto lo ha visto Eustachio “De Niro” arrampicarsi velocemente su un abete bianco (si distingue dalla faggeta per il colore scuro), tanto alto che non se ne vede la cima.

I fotografi, Stephan, Luca, Franco, hanno fatto la coda davanti ai buchi scavati dal picchio nel tronco di un albero morto. E al ritorno intorno ad una vipera dalla bruna livrea che, intimidita, ha preferito lentamente nascondersi in una buca nella terra sotto un albero.

Punti cardinali. Ho osservato lo sguardo meravigliato dei miei compagni sui cavalli che pascolavano come se fossero allo stato brado, liberi e magnifici nella loro fierezza. Qualcuno non ha saputo trattenere il pensiero e ha detto ammirato che gli pareva di trovarsi immerso nel far West.

Serra delle Ciavole in effetti è uno degli angoli più belli di tutto il massiccio e regala un colpo d’occhio meraviglioso a guardarla da sotto. Senza parlare del colpo d’occhio straordinario che regala da sopra, a guardare tutt’intorno: la valle del Sarmento e del Raganello fino alla piana di Sibari e al Mar Jonio verso Est; la valle del Sinni con il Monte Alpi, il Raparo e il Sirino verso Nord; tutte e quattro le altre vette più alte del Pollino scrutando a Sud e ad Ovest. Che cosa vuoi di più dalla vita?

Sguardi. No, non sono i tre bellissimi pini loricati che svettano accanto alla Rueping, aggrappati con le radici al suolo come mani che stringono la terra con ogni forza, madre generosa nel regalare la vita quanto crudele nel toglierla. Le sentinelle sono tre imponenti pini loricati che s’incontrano poco più avanti, non appena si sta per varcare la Grande Porta. La vita li ha abbandonati da un pezzo, ma loro continuano a scrutare nell’animo di coloro che chiedono di entrare nel giardino che fu degli dèi. Che possano davvero infondere coraggio in chi dà prova di lealtà ed incutere paura a chi semina cattiveria.

Lo sguardo di Adriano si è riempito di sgomento davanti ai faggi che già cambiano colore e cominciano a perdere le foglie. E’ troppo presto e soprattutto non è l’autunno a indurre le foglie a cadere, ma un’innaturale estate troppo lunga, troppo calda e troppo secca.

Tanto secca da allearsi con i criminali che appiccano gli incendi e il fuoco divampa. Anche oggi incalzava poco più giù, nel cuore del Parco. Da Serra dell’Abete, sulla Valle del Mercure, si levavano dense nubi bianche che un piccolo uccello di metallo cercava di soffocare con lanci d’acqua pescata dall’invaso di Monte Cotugno. Il fumo degli incendi è diventato un’ossessione tanto che mi sembrava di scorgerne uno quasi ad ogni nuvolone che arrivava a lambire i monti.

Lo sguardo di Adriano si è fatto lieto quando si è messo a frugare tra le fronde di un loricato inseguendo una coppia di cince more (si distingue per una macchia bianca che ha sulla nuca) che cinguettava saltellando sui rami.

Prove. Bellissimo il salice purpureo dall’ampia chioma che abbiamo incontrato all’andata e ritrovato al ritorno, immerso in una depressione del terreno che normalmente si copre di acqua e che invece era secca.

Prova notevole quest’oggi per quanti di noi erano partiti non senza qualche difficoltà fisica, come Nicola e Donato (e mi ci metto pur’io tra loro, che all’inizio mi sentivo fiacco e la fatica diventava leggero mal di testa), ma alla fine siamo stati tutti contenti, perché valeva la pena condurre fino in fondo l’escursione, raggiungendo il territorio delle ciavole, dei corvidi che volteggiano alti e gracchiando salutano gli ospiti che si spingono in alto.

Quant’è complicato quest’aggeggio che chiamano GPS! Persino le istruzioni che dovrebbero fare finalmente chiarezza sono di ardua comprensione. Quasi dovessi sostenere un esame ad ingegneria. Quante prove dovrò sostenere prima che vada a regime?

Regali. Ho conosciuto la sorgente del Frido che debolmente sgorga nonostante la siccità ai piedi di Serra delle Ciavole. Devono pur trovare un po’ di sollievo le bestie che pascolano sui piani del massiccio. Un dono per mamma mucca con il campanaccio e  per il suo vitellino bianco che scendevano tra i loricati per dirigersi alla fonte.

Bellissima la piccola piuma colorata di ghiandaia a sfumature grigie e celesti che Franco mi ha regalato.

Cadute. Meno male che la prontezza di riflessi ha permesso ad Alfredo di non cadere rovinosamente e mettere al tappeto (d’erba) una masso spigoloso ed irrequieto che si è messo improvvisamente a rotolare a valle.

Le foglie dei faggi, dei cerri, degli abeti, dei sorbi, degli aceri, dei pioppi, dei maggiociondoli e di tutti gli altri alberi del bosco, assetate dal lungo periodo di siccità, dopo un primo momento di incredulità, hanno fatto a gara per accaparrarsi quelle poche gocce che nel tardo pomeriggio un cielo insolitamente avaro ha sganciato borbottando. Così l’ultimo tratto lo abbiamo percorso sotto la pioggia, ma senza bagnarci.

Contatti. Ho scoperto che Mirella gioca a pallone. Chissà che non venga fuori una sfida mista.

Puntuale Donato a cogliere le occasioni che gli si presentano. Per il bene dell’associazione ha forse convinto Rocco a preparare un’escursione al Dolcedorme da inserire nel calendario 2008 e poi, colpo grosso, ha strappato a Rossella (dagli occhi di mare) la promessa di dedicare durante le vacanze di Natale una giornata da dedicare agli amici del Falco Naumanni per spiegare i risvolti – benefici e controindicazioni – della pratica escursionistica sulla salute fisica ed ortopedica in particolare (magari si riesce a scroccare anche una diagnosi ed una cura a buon mercato per gli acciacchi dei soci più maturi). Che vuoi di più dalla vita?