Camminando con la luna

 Il resoconto della escursione notturna fatta nel Parco del Pollino……redatta da Cosimo Buono


GIORNALISTI
Chi lavora alla redazione dei giornali è senz’altro molto bravo a scrivere titoli ad effetto, apposta per richiamare l’attenzione del lettore. Affido perciò volentieri la notizia dell’escursione diramata a mezzo comunicato stampa alle sintetiche ed efficaci parole scelte dai redattori. Tuttavia non riesco a rinunciare al piacere di confezionare da me un titolo che valga almeno come suggerimento. Puntualmente ignorato, ovviamente. Evvabbene, vorrà dire che questa volta il titolo lo “sfrutterò” io per questo scritto a consuntivo dell’ultima passeggiata.
A sentire quelli che vi hanno partecipato, proprio di una passeggiata non si è trattato, visto che sono stati percorsi circa 13 chilometri, con un dislivello intorno ai 700 metri e per di più rinunciando al sonno. Ma per qualche giornalista non sarà stata che “una di queste scampagnate” (La Nuova del Sud del 26 luglio 2007) che organizziamo noi epicurei del Falco Naumanni. Se poi vogliamo insistere sulle inesattezze pubblicate sui giornali, allora devo aggiungere che non è “alle falde del Pollino” (Gazzetta del Mezzogiorno del 26 luglio 2007) che abbiamo camminato, ma nel cuore del massiccio, fino alla sommità di una delle cinque cime che raggiungono i duemila metri. Ma non è il caso di prendersela, l’importante è che comunque si parli di noi. Certo, sarebbe meglio che lo facessero conoscendoci meglio e conoscendo meglio la nostra attività. Allora proverò ad insistere per avere almeno un giornalista gradito ospite di una nostra scarpinata (si dice che i giornalisti siano pigri, ma qualcuno sostiene pure che un buon giornalista deve avere gambe buone, come Franco Martina insegna).TEMPERATURA
Di questi tempi in cui la temperatura va sempre più innalzandosi ed è difficile dormire bene la notte, la prospettiva di trascorrere almeno le ore del buio fino all’alba al fresco, tanto da doversi addirittura coprire con giacconi invernali e berretti di lana, è un buon motivo per accettare la fatica di una lunga camminata portandosi addosso 4-5 chili di zaino? A giudicare dal numero dei partecipanti, ben 52, sembrerebbe proprio di sì.
Mi ha sorpreso però la mitezza della temperatura che abbiamo incontrato mentre salivamo per i piani di Pollino: solo una leggera brezza e forse anche calda. Certo ha contribuito alla percezione del caldo il calore sviluppato dal corpo in movimento. Infatti, il bisogno di coprirsi sopraggiungeva dopo un po’ che eravamo fermi, a Colle Gaudolino e su alla Serretta. Tuttavia, proprio in cima e per giunta nell’ora più fredda della giornata, cioè poco prima del sorgere del sole, ha fatto molto meno freddo di due anni fa, nella stessa stagione allo stesso posto sempre di notte.

L’ALBA
Naturalmente il sollievo di temperature d’alta quota più basse non è l’unico motivo che spinge a “vivere la notturna”. Per me è stata straordinaria l’apparizione del sole. E’ proprio così che l’ho vissuta. Ho preferito appartarmi per circondarmi di assoluto silenzio. O meglio, dei soli suoni della Natura intorno. Disteso così per terra, sul crinale della Serretta a quasi duemila metri, osservavo i monti ad Est digradanti verso il golfo di Taranto, le luci di Terranova, l’orizzonte in ampie fasce sfumate di viola, grigio, arancione, celeste e azzurro. La luce a poco a poco schiariva i vari piani, disegnandovi e colorando appena alberi, rocce, gole.
    Tuttavia, quella foschia che si attestava all’orizzonte e in cui il mare scompariva mi faceva temere che il sole non lo avrei visto se non quando sarebbe stato già alto. La stanchezza e il sonno rendevano dolcissimo abbassare le palpebre. Le voci di zio Giovanni e di Marisa mi hanno svegliato in tempo. Un puntino rosso che presto è diventata una linea è apparso all’orizzonte. Il tempo di interrogarsi con stupore che cosa fosse. E il sole ha cominciato a poco a poco a marcare il cielo con il suo disco luminoso. E’ il momento di restare in reverenziale silenzio al cospetto di tanta grandezza e bellezza.
    Intanto, alle spalle, dall’altra parte, un altro spettacolo sgranava gli occhi: una distesa di nuvole basse copriva i fossi e gran parte della valle del Sinni, lasciando spuntare solo i rilievi più alti, tra cui il Monte Alpi, il glabro Raparo e, più lontano, il Sirino.
    Prima di distogliere lo sguardo dal sole troppo forte, il mare si è annunciato attraverso un riflesso rosso.

FRANCO E LE OMBRE CHE CAMMINANO SUI LORICATI
Appena il sole è salito colorando come una carezza calda le rocce e gli alberi più alti, Franco ed io abbiamo scoperto le nostre ombre proiettate sui loricati. Sembrava che camminassimo sui rami, con i nostri zaini in spalle. Io ho preteso addirittura di vedere la mia ombra raggiungere Serra del Prete. Era chiedere troppo.

EMOZIONI
Per qualcuno l’emozione più grande sarà stato imbattersi negli animali che bivaccano nelle radure: bovini e cavalli che muggivano e nitrivano per l’insolito incontro notturno con gli umani.
Tanti animali che gran parte del percorso appare disseminato di sterco di vacca e di cavallo. Fin quasi ad assuefarci a quell’odore, come se fossimo in una grande, immensa stalla.
    Per altri sarà stato il verso degli uccelli notturni, che di tanto in tanto echeggiava sperduto tra gli alberi. Per altri ancora l’apparizione dei primi loricati, inconfondibili con la loro silhouette maestosa, al termine dei piani di Pollino.
    Nonostante la grande luce riflessa della luna che colorava d’argento prati, arbusti e rocce, il cielo sfoggiava le sue gemme più appariscenti: l’Orsa Maggiore, la Stella Polare, la Cassiopea, Vega (la più luminosa), Altair e Deneb (Alfa Cigno), che formano il Grande Triangolo Estivo.
    Chissà qual è stata l’emozione più grande per Antonio di Altamura, che chiudeva il gruppo distanziato appena un po’ per sentire meglio il contatto con la Natura segnalando la sua presenza agli altri con il  raggio blu della sua torcia elettrica. Forse la lucciola che ha avvistato ai Piani di Vacquarro. Incredibile, una lucciola attardata e sperduta ancora in cerca del suo compagno/a a fine luglio!

IL PERCORSO
Il progetto iniziale era davvero ambizioso: Serra Dolcedorme (nome ancor più suggestivo per una notturna) salendo dalla Manfriana. Ma poi Adriano Cristallo e Stephan sono venuti a più miti consigli preferendo una più “comoda” Colle dell’Impiso – Piani di Vacquarro – Colle Gaudolino – Piani di Pollino – Serretta e ritorno passando da Fonte Rummo.
    Proprio non ricordo se il sentiero nel bosco che collega Colle Gaudolino al Piano di Toscano aggirando il Pollino è la prima volta che l’ho percorso oppure no. Molto bello, tra i faggi così fitti. Erano proprio necessarie le torce, altrimenti non si riusciva a vedere altro che buio per terra.
    Come al solito Adriano ha calcolato con sapienza ed attenzione i tempi, in modo da effettuare un percorso impegnativo senza stancarci e soprattutto da arrivare in cima esattamente poco prima dell’alba per non patire il freddo. Alle 18:00 partenza da Matera, alle 9:30 partenza a piedi dall’Impiso. Arrivo quasi a Mezzanotte a Colle Gaudolino, dove abbiamo fatto una lunga pausa fino alle 2:50. Ripartenza per i Piani fino all’arrivo, poco dopo le 5:00 alla Serretta. Ritorno: partenza alle 6:50 ed arrivo infine poco prima delle 10:00 al Colle dell’Impiso.
    Stephan ha coadiuvato alla perfezione, mantenendo compatto il folto gruppo, rallentando la marcia dei primi ed incitando quella degli ultimi con la consueta gentilezza che lo distingue.

LE FONTI
All’andata Spezzavummolo, al ritorno Rummo. Ho notato con piacere che è stato ripristinato il condotto da cui sgorga la sorgente di Rummo. Quante le moschine ammucchiate nei suoi pressi!

IL FUOCO E LA CARNE
In questi giorni sciagurati di incendi che divampano soprattutto nella parte bassa dello Stivale, accendere un fuoco nel bosco ci sembrava quantomeno un affronto per il Pollino, che ha appena patito l’aggressione delle fiamme nell’Orsomarso. Ma il camino al capanno di Gaudolino ci sembra un luogo assolutamente sicuro per tenere il fuoco sotto controllo. Così ci siamo chiesti se non fosse il caso di organizzare un arrosto prevedendo una quota aggiuntiva in partenza. Alla fine, però, abbiamo preferito che ognuno provvedesse per sé. Così è successo che la carne, tra salsiccia e bistecche, è stata più che abbondante ed è avanzata.
    Alla luce concentrata delle torce e del fuoco del camino, nel capanno ho potuto guardare in volto a molti compagni e mostrare la faccia a mia volta.
    Stephan credo sia stato l’unico a lasciare qualcosa – dell’olio, del sale e un po’ di vino – per gli escursionisti che succederanno, come si conviene da parte di chi ama la montagna e l’escursionismo.

LE TORCE E LA PROCESSIONE
Sostengo che di notte, all’aperto, sia un vero peccato sprecare il chiarore della luna per accontentarsi della luce limitata delle torce elettriche. Il fascio di luce è direzionato in un’area estremamente ristretta e gli occhi si abituano a vedere solo quel minuscolo angolo mentre perdono tutte le altre cose che sono intorno. Gli occhi che invece si abituano alla luce tenue riescono a cogliere con uno sguardo tutta l’ampiezza e la profondità degli spazi che si vanno esplorando. Perciò deliberatamente ho lasciato la mia torcia a casa.
    Tuttavia, devo ammettere che la fila di persone che si snoda, lunga come un gigantesco millepiedi, appariva uno spettacolo singolare e magico, soprattutto grazie alle luci che si muovevano senza coordinazione, ora a destra ora a sinistra, ora avanti ora indietro, ma in equilibrio nell’insieme. Come una processione d’altri tempi.

ADRIANO E I NUMERI
Mi avevano detto che la presenza dell’altro Adriano era in forse. Secondo me è dipesa dal numero dei partecipanti. Avrà seguito le notizie sull’andamento delle adesioni. A 25 iscritti aveva ancora l’intenzione di venire. A 30 ha cominciato a metterla seriamente in dubbio. A 40 le probabilità erano ridotte al minimo. Alla notizia di oltre 50 aderenti è sparito chissà dove.

IL COMPLEANNO DI ANTONIO
29 luglio 2007. Per qualcuno è una data importante e la coincidenza della notturna organizzata dal Falco Naumanni è diventata un’occasione ghiotta da non lasciarsi scappare. Meglio della torta con le candeline da spegnere. Così Antonio ha invitato i suoi amici e la festa si è svolta in cammino sui sentieri tra i boschi e le cime del Pollino. Auguri!

TERRIGENAE E GLI ALTRI
19 gli amici di Altamura arrivati al seguito dell’omologo gruppo Terrigenae, con cui abbiamo avviato un proficua collaborazione grazie ad Adriano Cristallo e a Vito Tragni. Tra i tanti Vito di Altamura, ce n’era uno particolarmente sciolto di lingua e carico di adrenalina. C’è chi ama il silenzio e chi invece il fragore dell’allegria.
    Ad un certo punto, eravamo ancora ai Piani di Vacquarro, a molti è parso di ascoltare il grugnito di un cinghiale. Ma è più probabile che si sia trattato dello scherzo di un buontempone, amante dei suini.
    Di un’altra loquacità, più sobria, si è vestito Stephan. Verve verbale inconsueta che ha sorpreso più di qualcuno. Al contrario, non si è sentito quasi per niente Eustachio senzacervello, taciturno come mai.
    Fatica doppia per Angelica che ha voluto partecipare nonostante una caviglia ancora dolorante a causa di una storta. Una racchetta sola è riuscita ad alleviare a malapena la fatica di trasportare uno zaino stracarico. Ma ce l’ha fatta.
    Ho conosciuto Angela di Altamura, dalla voce sommessa e il sorriso accogliente, che mi ha fornito informazioni preziose sul corso di speleologia che tiene il CARS di quella città, gruppo speleologico storico del Sud. Con il trekking si fanno sempre delle gradite conoscenze.
    Oppure è l’occasione di rivedere vecchi amici e scambiare le ultime reciproche notizie, com’è successo con Marisa.
    Il gruppo di Terrigenae avrebbe proseguito per le spiagge joniche mentre gli amici di Antonio avrebbero continuato i festeggiamenti nei dintorni.
    Gabriella e Gino hanno invece preferito continuare a gustare l’ebbrezza dell’alta quota, una volta raggiunta, distanti dalle cose ordinarie.

BIAGIO DA RICORDARE
    Una parola per ricordare Biagio ed associarmi al dolore troppo pesante di Franco Mattatelli, padre di Biagio nonché nostro amico e socio. Mi chiedo se gli incidenti automobilistici sono una fatalità. Viene da rispondere naturalmente di no. Ma allora perché si continua a morire in così gran numero sulle strade?

LA POESIA
Il fuoco di Peschici

O alberi puri di cuore
Chi ha distrutto la vostra messe angelica,
o alberi pieni di canto
perché sembrate torce umane?
Si dibattono gli uomini
Nelle asperità del loro inferno,
voi soli proteggevate gli uomini
dalla calura e dai mostri.
Chi ha dato fuoco al canto?
Chi ha distrutto i poeti?
Chi ha calpestato le mani levate
Piene di rondini e di lodi?
Colui che ha deturpato
il vostro volto sacro
speriamo non sia
la cattiveria dell’uomo
ma l’avvertimento di Dio,
vuole che il mondo vi adori.

                   Alda Merini