Raganello: Emozioni da Brivido

Che avrebbe dovuto essere una esperienza da brivido lo si era capito subito, quando passato il Ponte del Diavolo, prima sopra e soprattutto sotto, l’acqua aveva già mostrato il suo vero volto brrr… freddo.

Ma freddo a parte, il gruppo si muove veloce, ardito e caldo al punto giusto per raggiungere qualcosa di non precisato, ma di sicuro “dentro”, nel profondo del cuore di queste forre, nelle gole, appunto, del Raganello.

Una ventina di persone Francesca, Carmela, Margherita, Giovanna, Sofia di soli 7 anni, Antonietta, Angelica, Vittoria e Franco, Rocco, Nicola, Donato, Vincenzo, Adriano, Giovanni Lu., Massimo, Nicola, Vito, Giovanni La., Stephan, Angelo, Alessandro di otto anni e Luca di soli cinque anni e infine chi scrive varcano la soglia del Ponte del Diavolo (mentre Tonio e Maria decidono per oggi di rimanere ad attenderci all’asciutto) contaminano questi luoghi scavati dall’acqua dopo un cedimento geologico di una parte della montagna rispetto all’altra: emozione, gioia, freddo e acqua letteralmente schizzano da tutte le parti: i piccoli ritengono subito, quando ancora termicamente autosufficienti, lo spettacolo bellissimo tanto che Luca, in principio dubbioso, esclama ” Papà, tu non me lo avevi detto che era così bello!”.
 
Le prime carezze della corrente che muove ciottoli e scava marmitte (1) si fanno sentire già passate le prime centinaia di metri: il sole è ormai un ricordo nell’ombra delle dure pareti segnate da questo dolce e violento e soprattutto instancabile scultore antico: gli occhi non possono non muoversi freneticamente dall’alto al basso di queste gole incantate da questo paesaggio inconsueto e cupo ma allo stesso tempo così affascinante.
 
Ma ecco si comincia con i primi piccoli passi priù impegnativi quando anche mani e braccia danno il contributo alle gambe ormai tutt’uno con l’acqua chiara: le prime avvisaglie di scivolamenti fanno capire che tutta la gioia e l’emozione devono essere sostituite da estrema attenzione, determinazione e concentrazione: ogni passo nasconde insidie e ognuno pone la massima attenzione ad ogni piccolo movimento scrutando ogni angolo di queste forre per trovare un passaggio più sicuro e stabile.
 
Piccola sosta tecnica a guardarsi negli occhi e nel gruppo e vedere se tutti se la sentono di andare, soprattutto i piccolissimi: si può andare un altro po’. Ed eccoci così alle prime marmitte fluviali, cavità erose (evorsione) dal roteare dei ciottoli e che sono più profonde del resto del letto del torrente li dove non riempite degli stessi ciottoli : marmitte che di sortita compaiono a farci sprofondare sempre più nell’acqua: siamo alla prima cascatella che il gruppo nell’euforia e con qualche mano nella mano supera velocemente. Non esiste ormai parte dei nostri corpi che non sia bagnata da queste acque limpide e fredde (circa 16 gradi) che scorrono fragorose: un fragore che ancora sovrastato dalle urla di gioia fa da sottofondo a questa prima parte dell’escursione, soprattutto li, dove le gole sono più strette e meno svasate verso l’alto.
 
Ancora una cinquantina di metri in avanti ed i piccoli iniziano a battere i denti (e non solo per il freddo): per loro l’escursione in acqua finisce qua e la via del ritorno al sole al di la del Ponte rappresenta la soluzione più appropriata: piccola sosta tecnica per superare i primi salti superiori ai due metri e si riparte: sprazzi di sole quando sono passate le 11 iniziano a fare capolino nelle parti alte delle forre: nessuno si esime dal guardare queste rocce illuminate che emanano calore agli animi.
 
Adesso arriva il divertimento: un’altra marmitta ci aspetta ed è proprio bella e profonda al punto giusto per staccare i piedi da terra e tentare brevi galleggiamenti: Giovanni La. ha trovato un’amica fedele fornita di comoda sedia e non vuole più staccarsi: è una cascatella d’acqua utilizzata a mo’ di idromassaggio per corpo e, soprattutto, per l’anima che in questi posti sembra perdersi e svincolarsi dalla realtà.
 
Finito il bagno tocca ri-muovere le gambe sulle rocce: Franco, il capogita attento a tutti i dettagli, è sempre avanti a cercare strade per proseguire: sembra oggi inesauribile, quasi che l’acqua lo ricarichi ad ogni passo; Stephan, oggi cerbiatto d’acqua dolce, segue, anticipa o svaria anch’egli alla ricerca di strade sicure: anche oggi i suoi “camera-eyes” sono pronti a riprendere ogni azione e movimento del gruppo per fermare l’attimo. I passaggi diventano sempre più difficili e mani e piedi devono sviluppare il massimo del “grip” per andare avanti: la corda inizia a diventare uno strumento indispensabile per superare alcuni salti più complicati fino a quando, ormai rinfrancati da un sole caldo che raggiunge anche le parti più basse del torrente, decidiamo in prossimità di una frana di massi ciclopici di fermare la nostra risalita: il ponte e la forra d’Ilice non sono ancora raggiunti ma per oggi basta così, bisogna scendere: in un passaggio un po’ più difficile Franco allestisce una corda ancorandola ad un chiodo su roccia con tanto di moschettoni ed imbraghi e fornisce un utile ascensore a più di qualcuno.
 
Subito dopo assistiamo, io e Donato, all’apertura di una nuova via, la “via delle Caverne” da parte di Angelica che per evitare un salto un po’ ardito passa attraverso spazi lasciati dall’accavallarsi dei massi: la segue Vittoria che collauda brillantemente la nuova strada.
 
E così siamo di nuovo alla “marmitta del sollazzo”, quella della cascata terapeutica per intenderci, che questa volta e luogo anche di un bel tuffo da parte del cerbiatto d’aqua dolce, mirabilmente fermato nell’attimo dalla mano “fotografica” di Vittoria che per l’occasione scatta anche la foto del gruppo “marmitta”, un gruppo di escursionisti estinti che poca voglia avevano di tirar fuori le loro gambine per riprendere il cammino verso il ritorno.
 
Pausa pranzo per chi ha avuto l’ardire del panino, bicchierini di vino a brindare in onore del magico luogo e si sono fatte già le tre: nuvole sulla testa minacciano piogge -manco a dirlo- “torrenziali”: via si riprende il cammino: il vinello ha il suo effetto ora che si è passati dall’asciutto del minimo greto alle acque delle gole più strette: ormai i più o meno stanchi si divertono in passaggi diventati famigliari e qualche scivolo d’acqua fa la sua comparsa fra ricercate gallerie stile acquapark.
 
Foto di gruppo ufficiale, purtroppo senza il mirabile capogita e responsabile dell’escursione, quando ormai il Ponte del Diavolo ricomincia a far capolino dietro le gole e via verso il sole ad incontrare chi un po’ in ansia aspetta da qualche ora: quasi a segnare questo arrivo un tuono squarcia il fragore dell’acqua a ricordarci che forse e meglio darsi da fare e riprendere l’erta che ci riporterà alla piazza di Civita felici e carichi di una nuova esperienza di gruppo e di cammino.
 
(1) Le marmitte, fosse di forma circolare, devono il loro nome alla forma simile a una grossa pentola fonda, la cosidetta marmitta appunto. Il fondo è scavato dal turbinio vorticoso della corrente delle acque che trasportano ciottoli, specie in prossimità di salti d’acqua e cascate.
 
Alla prossima (Gi.Per.)
 
Nota importante: la lettura di questo testo semiserio non faccia credere che una escursione nel Raganello sia cosa semplice e da sottovalutare nei termini della sicurezza dei partecipanti: non bisogna sottovalutare i pericoli insiti in tale contesto naturalistico. Prima di avventurarsi in una escursione nelle gole da affrontare con equipaggiamento ed attrezzature adeguate bisogna accertarsi delle buone condizioni meteorologiche e farsi sempre accompagnare da persone esperte, valutare attentamente i tempi di percorrenza e uscire dal torrente e dalle gole sempre con buon margine di luce disponbile (in caso di bisogno quando è gia troppo tardi eventuali soccorritori arriveranno solo al mattino dopo e richiedere aiuto tramite cellulari è quasi impossibile). Si pensi che è comunque molto difficile prestare soccorso per i passaggi strettissimi tra le rocce e per le difficoltà di attraversare a nuoto le dighe che si formano in alcuni tratti. Pertanto le escursioni devono preferibilmente iniziare di buon mattino, limitarsi al periodo estivo quando l’acqua ha una portata minore e la corrente è modesta, le giornate sono più calde e più lunghe e anche l’ acqua un po’ meno fredda.